20 days in Mariupol

Ven23feb, al Civico Trame per la rassegna Civicup, ho assistito alla proiezione di un documentario impressionante: 20 days in Mariupol di Mstyslav Chernov. Premetto che io, soprattutto dopo il surreale periodo di lockdown per covid-19, mi tengo volontariamente non informato su ciò che trascende troppo il mio livello di comprensione e il Conflitto russo-ucraino rientra esattamente in questa categoria.

Quindi, nella mia recensione mi attengo ESCLUSIVAMENTE alla qualità tecnico-estetica di questo documentario, evitando di addentrarmi in dettagli politici che non conosco. Premesso ciò, scrivo che il regista/video-maker Chernov ha eseguito un lavoro straordinario, andando al di là di un semplice reportage. Lo spessore di questo lavoro, consiste soprattutto nella sua qualità registica.

In pratica, nonostante abbia dovuto fare quasi tutto da solo (è lui con la telecamera in mano), è riuscito a creare un flusso di coscienza narrativo che ha dell’incredibile, vista la situazione agghiacciante in cui si è trovato a filmare. Il suo modo di utilizzare la video camera, per la destrezza con cui lo fa, mi ricorda molto quello di Maresco… anche se qui il livello è superiore!

E poi c’è la musica: un’elettronica industriale, puntuale e mai invadente. Le immagini sono una spirale di catarsi nell’umanità e nella banalità della guerra, continua e incessante. Al netto di strampalate opinioni, io penso che questo documentario possiede una forza narrativa soprannaturale. Tra qualche giorno verranno assegnati gli Oscar e vedremo…

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